INNOVARE in tempi di risorse scarse… molto da imparare da Colin Chapman (fondatore della Lotus)

LOTUS (quella vera), dalla sua storia sinonimo di velocità e innovazione vissuta in modo estremo, COLIN CHAPMAN ne è stato fondatore e un motore PROPULSORE ALL’INNOVARE CON UNO STILE OPERATIVO TUTTO SUO dal quale si può apprendere molto soprattuto con i tempi che corrono… 

Ronnie Peterson durante uno dei suoi leggendari 'controsterzi a tavoletta' con la Lotus 72
Ronnie Peterson durante uno dei suoi leggendari ‘controsterzi a tavoletta’ con la Lotus 72


Tratto da una sezione del libro intitolata “Colin Chapman: non poter fare a meno di osare nell’innovare; pensare per concetti”: “Molte delle idee che Chapman sviluppò nacquero direttamente da osservazioni fatte sui campi di gara. Scrive Peter Ross, uno storico della Lotus: “Quello che distinse Colin da tutti gli altri designer di macchine da competizione del suo tempo, fu il suo approccio molto pratico. Questo in parte era dettato dalla quasi totale mancanza di capitali da investire. Nel mentre che gli altri potevano iniziare a progettare da una pagina bianca, il primo pensiero di Colin era: ‘Quale componente già esistente possiamo usare o quale componente già esistente possiamo adattare alle necessità che abbiamo?’ (…) Colin riusciva, con il suo stile ricco di entusiasmo, a persuadere aziende importanti come Hardy-Spicer a inviargli i disegni dimensionali di praticamente tutti i componenti che stavano producendo per l’industria automobilistica inglese. Nella maggior parte dei casi i componenti derivati potevano essere usati senza nessun cambiamento e magari con cambiamenti molto superficiali. (…) Invece di utilizzare spazio, che non aveva, e utilizzare personale, lui decise di trovare modo di fare tutto da solo sviluppando rapporti di collaborazione con piccole aziende di ingegneria che riuscivano a generare dai disegni praticamente tutto.” (…)

Innovare per dare il meglio di se …

Nel libro si mette in evidenza anche il concetto di ‘innovazione nell’essere, nell’esprimere il meglio di se’ :

La Ferrari 126C domata da Gilles Villeneuve nel suo classico stile...
La Ferrari 126C domata da Gilles Villeneuve nel suo classico stile…

“‘L’innovazione nell’essere pilota’. Non dura a lungo ma lascia il segno. Lo stile Gilles Villeneuve.
Una cosa è innovare, l’altra è essere innovativi. Si innova con un’idea, con un concetto che determina una soluzione utile e apprezzata. Si è innovativi quando il nostro modo di pensare, che si riflette nel comportamento, crea un mix così insolito e unico da colpire l’attenzione di molti e diventare un modello di riferimento unico e indiscusso. Questo tipo di innovazione, che possiamo definire ‘innovazione dell’essere’ è spesso destinata a avere un forte impatto di ispirazione per molti. È il caso di ‘un’innovazione dell’essere pilota’ che ha saputo travolgere il mondo del Motorsport e, che ancora oggi è rimpianta. Stiamo parlando dell’ ‘innovare nell’essere pilota’ che portò una folgorante meteora nel mondo delle corse: il leggendario Gilles Villeneuve. (…) “

Brain plasticity: it is a given science. Why don’t we use it enough yet?…

For years now the concept of Brain Plasticity has been pointed out and articulated at several levels, from the deep scientific one to the one suitable (for terminology and contexts) to a wider audience.

Featured herewith is a in depth interview to Dr. Norman Doidge that first published, in 2007, a book on the subject that got noticed also by the mainstream global media “The Brain that Changes Itself. Stories of Personal Triumph from the Frontiers of Brain Science” (here an interesting review from The Innovation Journal).

By becoming aware of the potential we have to shape and develop our way of thinking in more positive and active ways, we have in front of us the choice to step-up our pathway to continuos self-improvement and success (defined in any which way most suits us).

This empowers us to be more effective in our daily lives as well as professional lives, it empowers us to embrace change and uncertainty as a way towards progress and growth rather than regress and doubt, it empowers us to give our very best of our experiences (our wisdoms and insights) at any age and, most of all, it empowers us to experience and fuel a sense of hope that needs to energise ourself and from us spread contagiously to others.

Why don’t we talk more about this topic rather than letting ourselves and many other people clutter and get the potential of our brains stuck?

We do always have a choice! Let’s become aware of it and constantly use it for a better future that it is always possible, no matter what; we just need to let our brains express the very best to find solutions.

Our incredible world! Are you a psychopath? then get ready for a leadership position!…

Looking at things from different perspectives it is always illuminating. All this is fine, yet what about when we start pointing out that nowadays what is considered as the most effective leadership (current definition upcoming) scientifically do have psychopath traits (of course at several levels of intensity)?

Classic Psychopathic Greed
Classic Psychopathic Greed

Increasingly, given the complexities of todays society and business context (complexities that, by the way, are created by all of us, they are not there by nature), you are an effective leader if you can deal with all of this, find solutions and opportunities by acting in a ruthless fashion devoid of emphaty. This is what surfaces from a recent scientific research, and from opinions of so called ‘experts’, featured in a recent coverage by CNN ‘The Business View’ “Does being a psychopath make you more successful?” .

Now, let me express my very own opinion. I do not want to consider myself an expert on leadership (although I have being researching and actively working on the topic across several cultures during the last 25 years and I constantly strive to improve  my very own); I want to state this as a person that is trying to bring back to attention some ‘common sense’ (by now certainly not so common).

Defining leadership simply by the ability to get things done, no matter what, it is not only short-term close minded, but even extremely destructive of current resources (any kind of them, including mental and emotional energies). When the principles, the values at the foundations of our actions are so short termed no wonder that at the social, economic and organisational level we end-up in the total chaos we find ourselves in!

Within all of the damages, destructions and chaos generated by this kind of ‘psychopath mentality’ we have now the opportunity to show how a focused on long term, visionary, emphatetic approach (geared towards understanding the real issues that are at stake and that are keep on surfacing if not properly addressed) can improve things on sorts of areas and dimensions.

Leadership is something perceived by many as ‘power’ over others, to many it is a top-down forced approach.

In actuality the real leadership, the one that lasts, solves actual problems, finds and develops actual opportunities for good, it is the one recognised as bottom-up. Is the one that leverages not on power imposition, rather on power recognition bottom-up. Most of all leadership is not a role, it is a state of visionary sense of responsibility and inspiration consistently demonstrated through behaviours.

How many ‘psychopaths’ are able to show this? How many of us, even if not ‘psychopaths’, have the guts to understand and show the real and inspiring (actual problem solving / opportunities finding) leadership we all need?!

 

 

Le Mans. 1966, l’innovazione gestionale alla base del trionfo storico della Ford GT40 Mk II…

Siamo prossimi al weekend della 24 ore di Le Mans. A proposito di questa leggendaria competizione…

Le Mans 1966, la vittoria storica della Ford GT40 Mk II
Le Mans 1966, la vittoria storica della Ford GT40 Mk II

Dal libro “Lo stimolo ad innovare a volte può nascere come sfida competitiva che va oltre le dinamiche di mercato: si innova e si rivoluziona per mostrare, per affermare la propria valenza tecnologica nei confronti di un concorrente, anche al di là delle logiche commerciali. La sfida può essere rischiosa, si possono disperdere molte risorse, ma la vittoria può essere vissuta come un grande trionfo aldilà delle avversità che si sono dovute superare per ottenerla. Abbiamo osato in terreni in cui i nostri concorrenti non si sono mai addentrati (proprio perché ritenevano che la sfida fosse prematura rispetto alle dinamiche di mercato), al tempo stesso vincere può andare molto oltre la sfida a due con ripercussioni per un marchio negli anni a venire. La sfida tra Henry Ford II e Enzo Ferrari, culminata con il trionfo della Ford GT 40 MK II a Le Mans nel 1966, rende bene l’idea”. Nella pratica fu una vera e propria INNOVAZIONE GESTIONALE da parte del team Shelby a permettere alla Ford di trarre veramente il meglio dal potenziale di ricerca tecnologica… (il libro approfondisce)

Innovation: India / Italy bridge. ‘Innovation full throttle!’ outlines the power of this connection

During the premiere presentation of the italian edition of ‘Innovation full throttle!’ (innovazioneatuttogas.it)at the press room of the Misano Adriatico (Italy) track, Samit Naik (co-founder of Synergy Pathways and author of the book Appendix) points out key concepts of of the potential of this connection to be explored.

This represent goes to the roots of a strong potential for active internationalisation Synergy Pathways develops thorough a business model leveraging upon innovation.

 

Innovazione a tutto gas! va all’essenza di un originale progetto che mira ad innovare nel Motorsport: Formula Modena

Dal sito web della Formula Modena Corse :

Lorenzo Senna all'officina Formula Modena. Spilamberto - Modena
Lorenzo Senna all’officina Formula Modena. Spilamberto – Modena

Il rapporto con l’automobilismo di Lorenzo Senna inizia nell’infanzia, quando sognava e disegnava vetture da competizione. Questa passione in realtà era estranea al resto della famiglia, lombarda di origini contadine, ben distante rispetto al mondo delle corse. Nel 1968 iniziò a leggere Autosprint che divenne, secondo le sue parole, “una droga quotidiana”.

Lorenzo si adoperò per trovare una motorizzazione presso una casa produttrice ufficiale per il suo progetto e, dopo aver fatto per parecchio tempo la corte ad un marchio storico del motociclismo come la MV Agusta, riuscì a convincere il management del quartier generale di Varese. Fu siglato un accordo che prevedeva la costruzione di 75 monoposto per il mercato europeo in uno stabilimento di 3.000 metri quadri e con uno staff di 15 persone. Lo stabilimento sarebbe stato uno di quelli di proprietà dell’azienda a Cascina Verghera, un quartiere del comune italiano di Samarate, già pronto per la produzione: a intralciare i piani fu però la proprietà della MV, l’americana Harley Davidson che, volendo ridurre gli investimenti nel Vecchio Continente e quelli non propriamente in target con l’universo a due ruote, “tagliò” il progetto ancora prima che potesse sbocciare.L’infatuazione per le vetture da corsa non svanì, anche se restò a lungo un hobby e un divertimento durante i fine settimana. Nel 1981 o nel 1982 comperòun Kart per cimentarsi in “gare della domenica”. Man mano che la sua carriera professionaleprogrediva, riuscì anche ad acquistare una monoposto. La sua passione per le corse, però, divennesempre più forte e, da outsider, ebbe un’idea folle per quel settore: progettare e costruire una propria monoposto. Chiaramente lui non era un progettista, era semplicemente un pilota della domenica che disponeva di un po’ di fondi da investire in un sogno. Selezionò un progettista che aveva una solida esperienza nella progettazione di macchine da competizione a ruote scoperte per Formula 1, Formula 3000 e Formula Junior e uno spirito appassionato che lo portava a dare spazio e fiducia alla “follia buona”di Senna, per il quale potremmo decisamente parlare in latino di “nomen omen”, “nel nome il destino”, vista la straordinaria carriera nell’automobilismo dell’omonimo brasiliano Ayrton. Da tutto questo nacque la “SennaFormula”, una monoposto con motore motociclistico.

Per un outsider, entrare nel sistema delle corse era ancora molto arduo, nonostante le numerose idee creative. Lorenzo Senna, comunque, continuò con determinazione a portare avanti il proprio progetto. Da tutto ciò nacque una monoposto innovativa che completava il segmento fra Kart e Formule di categoria superiore, dunque una vettura addestrativa per kartisti capace di correre sia in kartodromi che in autodromi il cui tracciato non superasse i due chilometri e settecento metri di lunghezza.

Tutta l’esperienza tecnica e tecnologica della “SennaFormula” fu trasferita in quella che fu battezzata “FormulaModena”. Il concetto dapprima iniziò in modo artigianale dopodiché si è evoluto passo passo in un progetto industriale. L’imprenditore pavese aveva dunque fatto del suo hobby una professione. La “FormulaModena” ha acquisito riscontri importanti a livello internazionale, oltre a trovare sede in un atelier di Spilamberto (Modena), nel cuore del celebre progetto “Motor Valley – La Terra dei Motori” lanciato dalla Regione Emilia-Romagna e giustificato dalla presenza, attorno a Bologna, di marchi quali Dallara, Ferrari, Lamborghini, Maserati e Pagani.

Ad esempio, l’accademia formativa per il motorsport Noda Racing Academy di Motegi, in Giappone, ha scelto la FormulaModena per formare i giovanissimi piloti del futuro. Lorenzo afferma che loro, guidati dall’ex pilota di Formula 1 Hideki Noda, sono stati i primi a comprendere la rivoluzionaria essenza del progetto a livello globale e a conferirgli una dignità sovranazionale.

Nel giugno 2013 la “FormulaModena” ha ricevuto l’omologazione CSAI, che le apre le porte a un futuro nazionale e internazionale (da un punto di vista della sicurezza, data la presenza di un musetto in fibra di carbonio, gli standard sono i medesimi della Formula 3). L’outsider è riuscito ad arrivare al primo passo concreto per far riconoscere il suo spirito creativo, anzi innovativo, dal sistema. La storia di oggi vede Lorenzo Senna impegnato con Formulamodena Corse, ad imprimere l’ennesima accelerazione per dare il meritato risvolto sportivo, agonistico e commerciale, alla monoposto costruita da Formulamodena Srl nella Factory di Spilamberto (Modena)

Riccardo Paterni
(brano tratto dal volume “Innovazione a tutto gas!”, editore Life Plan, luglio 2013)

The Resiliency Factor. Well beyond Persistence!…

 

A recent article published on Forbes ‘The Resilient Person’s DNA’ by Rob Asghar got me thinking about how resiliency is relevant to all of us (in our daily personal and professional lives), within the turbulent ever-changing times we are by now used to confront ourselves with.

The Resiliency Factor
The Resiliency Factor

Resiliency is a concept much more articulated than persistence because it is multidimensional in its essence. While being persistent is related to a sense of unbarred determination towards reaching a goal, no matter what kind of barriers are encountered along the way; being resilient means all of this integrated by an attitudinal make-up sourced by nature and nurture.

As Asghar points out by quoting Winston Churchill “A pessimist sees the difficulty in every opportunity; an optimist sees the opportunity in every difficulty.”, it is the attitudinal dynamic factor that in its essence constitutes the ‘DNA make-up’ of the resilient person. 

Resiliency means to be genetically wired, reinforce or created this wiring through specific targeted thoughts that generate constructive behaviours no matter what we are set to deal with. 

Key characteristics to this line of thinking are the solid belief that everything that happens to us has it serves a scope and it has a meaning: wins or failures set us on paths ‘to make eventually good things happen’ no matter what. 

Sometimes a win can have a short term positive impact, while a failure can be the first step towards a longer lasting positive impact given that we handle it with resiliency: aware, constructive and proactive thoughts, behaviours and actions.

Given all of this, it is much tougher to be resilient than persistent; at the same time resiliency is the only way to truly deal with the complexities (including the all reaching negative influences) we cannot avoid to deal with and we can make work for us not against us.

 

 

Perché la Scuderia Ferrari non innova veramente…

Il libro presenta un approccio molto pragmatico all’innovare. Innovare = creatività che genera valore, dove valore si intende valore apprezzato dal mercato o soluzioni vincenti che risolvono problemi o generano opportunità concrete. Questo modo di vedere l’innovazione porta a realizzare perché la Ferrari nel suo progetto F1 da tempo non innova veramente, mancano i risultati e questo inizio di stagione 2014 sottolinea ancora più marcatamente il concetto. James Allison, l’attuale progettista Ferrari F1 (quello più accreditato nell’innegabile confusione di ruoli) di recente ha messo in evidenza che per innovare la Ferrari ha bisogno di osare di più nel liberare la creatività dei tecnici di tecnici di indubbio talento che fanno parte dell’organizzazione http://www.autosport.com/news/report.php/id/114195 .

Raikkonen e la Ferrari F14T
Raikkonen e la Ferrari F14T

Dal 1969 (quando la FIAT ha assunto il 90 % delle quote Ferrari) sterili dinamiche di politica aziendale hanno spesso creato problemi organizzativi generando un ricambio continuo di manager e tecnici che non ha condotto a risultati concreti di rilievo. Quando si è creato un mix di talento tecnico e gestionale veramente integrato ed affiatato, anche la Ferrari dei tempi più recenti (l’epoca di Schumacher – ancora una volta Forza Michael!) ha generato consistenti risultati continuativi. Questa integrazione è legata a liberare un vero senso di espressione del talento di ciascuno, un senso di creatività e efficacia a livello tecnico e gestionale. Per fare questo è necessario avere una visione chiara delle cose, una rotta ben definita e soprattutto un timoniere che diriga il tutto con coerenza, fermezza nei principi dichiarati, capacità decisionali, umiltà nell’apprezzare il contributo sostanziale dei propri collaboratori e soprattutto che abbia polso fermo nel tenere quella rotta una volta definita… Tutti aspetti che nel contesto attuale della Scuderia Ferrari (primavera 2014 in cui il timoniere Montezemolo e il novello fido ‘aiuto timoniere’ Mattiacci paiono ancora in cerca di quella rotta) sono ancora carenti. L’impatto di tutto questo è evidente nella stagione 2014 e se quella rotta non viene definita rapidamente anche il 2015 rischia di essere un’anno di bufera in alto mare.