The University of Pisa E-Team Squadra Corse & the International MBA

Within the Entrepreneurship module of the University of Pisa International MBA we have hosted the E-Team Squadra Corse presenting their path to development and growth of the project.

University of Pisa. The E-Team Squadra Corse and the International MBA
University of Pisa. The E-Team Squadra Corse and the International MBA

They are adopting a marked entrepreneurial approach to the development of the entire project. The project is by now featuring an organisational chart composed by more than 60 roles and this is quite unique in itself within the International Formula SAE  (Society of Automotive Engineers) program. The roles involve students belonging to technical, economics, organisational, marketing and communication fields . Their focus, competence and enthusiasm are contagious. INNOVATION is featured within many technical aspects as well as the organisational ones. Racing weekends are scheduled in July in Italy and August in Hungary. Stay tuned…

“Space Cowboys”: new company projects set senior workers back on main stage!

 

In recent weeks German companies such as Bosch (technology automotive), Otto Group (mail order retail) and Daimler (automotive) have been strengthening an important trend and recently a famous italian fashion brand, Bottega Veneta, joined it: senior workers knowledge are involved again into relevant operational and strategic projects.

The reason for this? Quite simple. In a world where too much seems to be driven and controlled by technology people still count and their knowledge, matured during several years of actual work experience, is a unique asset that not even technology can match.

"Space Cowboys" seniors back at NASA...
“Space Cowboys” seniors back at NASA…

“Space Cowboys” is the name assigned to this program (conceptually taken from the movie Clint Eastwood, shot in 2000 featuring skilled seniors were taking the role actual heroes).

We need to place close attention to what is happening here and totally revaluate the dynamics of companies/workers relations are shaped and managed. No longer is the time of sides taken just out of political principles. 

When we focus on actually creating value added, knowledge is the key asset and the flow of knowledge (in all of its forms: skills, attitudes, experiences) is the key reference point that needs to be developed sustained and preserved, no matter where it comes from.

 

INNOVARE attingendo know-how da settori apparentemente meno complessi rispetto al nostro…

INNOVARE vuol dire “avere l’apertura mentale e l’umiltà di chiedere aiuto ad aziende che apparentemente sono di livello molto inferiore rispetto alle complessità gestionali e tecnologiche che caratterizzano la nostra realtà’ “.

L'INNOVATIVA Ferrari P2
L’INNOVATIVA Ferrari P2

Il libro approfondisce questo concetto facendo riferimento all’introduzione di tecnologie per l’alleggerimento di scocca e carrozzeria che furono ‘concettualmente importate’ dall’Inghilterra dal pilota John Surtees e implementate dall’Ingegner Forghieri sulla Ferrari P2 utilizzando l’esperienza dei costruttori di giostre a Spilamberto.
La Ferrari, grazie alle ‘giostre’, compì un importante passo tecnologico che la lanciò verso l’era moderna delle corse in cui aerodinamica e leggerezza avrebbero acquisito una sempre più importante importanza rispetto al motore.
Sul tema INNOVAZIONE ci sono varie lezioni da trarre da tutto questo e il libro da suggerimenti concreti per farlo.

INNOVARE valorizzando quello che si ha per sviluppare un marchio: AUDI

RALLY DI MONTECARLO. 1984, 52ma edizione. Rohrl vince con la AUDI QUATTRO A2. Il progetto Audi Quattro nacque nel 1981 come precisa azione di marketing.

1981 Rally di Montecarlo - Audi Quattro A2
1981 Rally di Montecarlo – Audi Quattro A2

INNOVAZIONE TECNOLOGICA (utilizzando know-how già presente in azienda) proiettata nel mondo del campionato mondiale di rally come concreta scommessa sul branding; branding che da quegli anni si é affermato proprio per i contenuti tecnologici e l’innovazione legata ad alte prestazioni e sicurezza. Molto interessante l’origine pratica di questa innovazione e di conseguenza anche di questa spinta al branding; il libro approfondisce…

Il know-how aziendale come fonte di servizi (e profitti!) verso l’esterno

L’esempio della Porsche Consulting vale anche per le piccole e medie imprese

Ci troviamo spesso a fare inventari fisici dei beni materiali che abbiamo nelle nostre aziende; a tenere una contabilità su quanto gli stessi beni valgono avendo cura di ammortizzarli nel modo più opportuno. Tutto questo ci pare logico e sensato perché edifici, macchinari, scrivanie, computer sono cose che vediamo, che percepiamo concretamente e che possiamo associare in modo diretto al progetto aziendale che stiamo portando avanti.

Le cose cambiano quando iniziamo a parlare di beni immateriali o intangibili che comunque contribuiscono marcatamente al progetto aziendale ed in particolare uno fra tutti: il know-how (il sapere pratico composto da teoria ed esperienza pratica sul campo, nel quotidiano) che rappresenta molto spesso la vera e unicamente originale ricchezza aziendale.

 

Consapevolezza ed uso della vera ricchezza aziendale

Come vengono risolti nel quotidiano i problemi che si incontrano nel comparto produttivo? come si gestiscono le complessità di rapporto con clienti che appartengono a culture e mentalità diverse? come riusciamo a fare si che una determinata procedura di qualità o di riduzione costi venga assimilata nel comportamento quotidiano da parte di tutti? cos’è che l’azienda sta facendo bene e perché? in quale processo sta l’azienda creando valore con il suo sapere? dove risiede il suo sapere veramente originale che le permette di innovare?

Ora vediamo tutto questo da una prospettiva diversa che ci introduce al tema di questo articolo: come tutto questo know-how può essere utilizzato perché possa sia concretamente utile alla riorganizzazione, crescita e sviluppo di altre aziende indipendentemente dalla natura del nostro settore di attività rispetto al nostro?

 

Il caso Porsche Consulting

Nel 1994 il top management della casa automobilistica Porsche si pose una domanda molto simile a questa. L’azienda stava appena uscendo da un periodo piuttosto buio: il celebre marchio stava perdendo un po’ del suo smalto a causa di problemi di qualità e competitività sul mercato. L’integrazione e l’utilizzo di idee e pratiche della ‘lean production’ giapponese migliorarono decisamente il contesto e proprio in quell’anno fu creata la Porsche Consulting che metteva a disposizione il proprio know-how a beneficio di altre aziende. La prima ricompensa per i servizi prestati ad un fornitore produttore di mobili furono sedie e tavoli da ufficio; oggi Porsche Consulting ha alle sue dipendenze 250 persone e un fatturato di circa 55 milioni di Euro mostrando dalla sua fondazione una progressiva crescita annuale del 26 % e riportando ogni anno profitti a due cifre decimali. I clienti rappresentano i settori economici più disparati.

I quartieri generali Porsche Consulting a Stuttgart
I quartieri generali Porsche Consulting a Stuttgart

Nel corso di questi ultimi anni sempre più aziende tedesche, anche di dimensione media e medio piccola, hanno affiancato alle loro tipiche attività di ‘core business’ queste attività di consulenza; questo si è rilevato utile sia da un punto di vista economico e finanziario che nell’accrescere la professionalità non solo di manager ma anche di collaboratori a tutti i livelli aziendali. Infatti, quello che caratterizza questo tipo di attività consulenziali è l’estrema praticità: il rapporto diretto fra persone che pur lavorando in aziende diverse si confrontano con problematiche simili e si pongono in modo naturale su un livello professionale paritetico concentrandosi sulla soluzione e prevenzione dei problemi piuttosto che su formalismi.

 

Una nuova dimensione aziendale

Tutto questo aggiunge una dimensione importante alle dinamiche di sviluppo e crescita aziendale; una dimensione che richiede la presenza di alcuni fattori chiave perché si formi e si sviluppi e che presenta anche dei rischi.

Fra i fattori chiave che devono essere presenti perché un’azienda possa intraprendere il percorso di valorizzazione economica verso l’esterno del proprio know-how, sicuramente abbiamo:

la consapevolezza di cosa si fa, perché lo si fa e come lo si fa;
la consapevolezza di come il nostro metodo di lavoro possa essere utile ad altri;
la capacità di gestire tutta questa consapevolezza nelle dinamiche interne dell’azienda focalizzandola in modo mirato verso l’esterno;
la capacità di trasmettere il sapere in modo pratico umile ed esperto anticipando le reali problematiche del quotidiano dei beneficiari del servizio.

Fra i rischi che si corrono nell’implementazione e sviluppo di attività di questo tipo:

la dispersione di risorse ed energie rispetto alle attività del ‘core business’;
la perdita di know-how a vantaggio di aziende che direttamente o indirettamente potrebbero recare danno al ‘core business’ stesso.

 

Una direzione di sviluppo per tutti

Esplorare questa nuova dimensione aziendale non è facile ma indubbiamente rappresenta un percorso su cui meditare soprattutto perché ci porta a riflettere e valorizzare un aspetto che sempre più caratterizza le dinamiche di continuo cambiamento dell’economica globale: le evoluzioni e gli utilizzi del sapere teorico e soprattutto pratico. Si tratta di una sfida rispetto alla quale ciascuna azienda dovrebbe almeno iniziare a considerare, può essere che soluzioni che si stanno cercando siano proprio in questa direzione.

 

Bibliografia:

Financial Times: “Profits of inside knowledge” By Daniel Schäfer in Frankfurt 4 aprile 2011