Per uscire dalla crisi

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Un punto di vista per uscire dalla crisi: fare tesoro delle nostre tradizioni a patto che…

Mettersi in gioco è il titolo dell’ultimo libro di Carlo de Benedetti giunto a fine ottobre 2012 in libreria. De Benedetti approfondisce una visione basata su quella che definisce ‘una missione nuova’ capace di mettere alle spalle il passato e proiettarsi nel futuro facendo concretamente leva sul presente.

Scrive di un nuovo modello produttivo sostenuto concretamente da una politica industriale italiana ed europea. Il fulcro di questo modello è l’innovazione: innovare nell’organizzare le aziende, nelle tecnologie, nei prodotti e servizi; il tutto alimentato da una cultura aziendale che veda nell’innovazione un punto di riferimento imprescindibile. Fa diversi riferimenti storici e contestuali agli aspetti culturali, a come la cultura (pensieri, azioni stimolate dal contesto in cui si vive e si lavora) abbia un impatto molto forte sulla progettualità e sull’innovazione stessa. Osservando veramente le dinamiche aziendali dall’esterno, o vivendole intensamente dall’interno si giunge a riflettere sul fatto che l’innovazione (inquadrata come creatività che porta a soluzioni il cui successo è dimostrato dal valore aggiunto tangibilmente riconosciuto dalla clientela) non avviene a comando, bensì cresce dal contesto: l’innovazione non è generata semplicemente da chi cura il reparto ricerca e sviluppo (se e quando ce ne sia uno), bensì si sviluppa grazie al contributo di tutti in azienda.

Questa può essere vista come una pericolosa e radicale, quasi anarchica, visione dell’imprenditoria e dell’organizzazione aziendale; si può essere portati a pensare che chi di fatto investe nell’azienda e ne assume le responsabilità più gravose, finisca per perderne il controllo. In realtà anche in Italia abbiamo esempi d’imprenditori che, in questo contesto di crisi (anzi soprattutto in questo contesto di crisi), si distinguono per il loro modo pensare che induce al tipo di innovazione su ‘modelli nuovi’ basati sulla cultura a cui De Benedetti fa riferimento.

Concretamente: un esempio di ‘nuovo modello produttivo’

Uno di questi è Brunello Cucinelli, la cui omonima società opera da decenni nel settore degli articoli in cashmere ed è giunta di recente alla quotazione in borsa. Cucinelli, da sempre restio alle interviste, ne ha concessa una molto schietta e diretta al quotidiano “Pubblico” (edizione del 17 novembre scorso).

Riprendiamo direttamente parti dell’intervista perché in modo semplice e pratico le parole di Cucinelli vanno alla radice di ‘un nuovo modello produttivo’:

“… Dicevo, nella mia azienda, ho ricreato un microclima, dove l’armonia, la serenità e la voglia di lavorare ci pervade. Tutti noi, 783 dipendenti”.

Anche in momenti difficili come questo?
“Soprattutto. Ho fatto una riunione di recente e cercato di trasmettere a tutti la mia positività, per il periodo che stiamo vivendo. Non uso la parola crisi, io. Ma parlo di rendiconto economico, culturale, etico, morale con cui dobbiamo fare i conti. Insomma un riassetto dell’umanità. Sono anni belli e speciali: l’attenzione dell’Oriente è tutta verso di noi, verso l’Italia. Dobbiamo dare il massimo.”

In pratica cosa succede nella sua azienda?
“Punto tutto sulla parola, sul garbo, sull’educazione con cui si dialoga. Quando è scoppiata la crisi nel 2008, ho riunito i miei dipendenti e ho detto loro: per 18 mesi non metterò fuori nessuno ma chiedo a tutti di essere più creativi. E così è stato. Poi ho ridato dignità al lavoro manuale: pagando di più il lavoro più basso; io metto in busta paga 20% in più rispetto a quanto previsto dai contratti nazionali. Gli stage sono remunerati. Non ci sono cartellini da timbrare. Se il capo è rigoroso e dolce, a scendere tutti vivono bene, stando alle regole.”

Per Cucinelli è importante contribuire alla crescita dell’Italia: afferma di pagare tutto quello che gli viene chiesto dallo Stato in tasse senza fare troppe considerazioni e anche di contribuire quando può alle casse dello Stato con l’acquisto di Bot; è inoltre favorevole alla patrimoniale.

Tutti questi punti di vista ‘fuori dagli schemi’ sono molto legati al passato e alla sua formazione: contadino negli anni ’70 cresciuto come imprenditore grazie all’ispirazione della storia e della filosofia. Oggi i suoi articoli in cashmere (la sua produzione è integralmente Made in Italy nelle materie prime e nella manifattura) fanno parte degli articoli nella categoria extra-lusso a livello mondiale.

Magari produrre, la scelta di produrre, per questa fascia di mercato (che non sente crisi o le sente in modo marcatamente inferiore rispetto ad altre fasce di mercato) falsa il raffronto della sua azienda con aziende che operano in fasce di mercato più comuni.

  • Questo può essere vero o è semplicemente una scusa per non confrontarsi in modo costruttivo con il presente?
  • Abbiamo provato a coinvolgere maggiormente nello sviluppo innovativo delle nostre aziende i nostri collaboratori?
  • Siamo sicuri che questo di fatto non sia possibile?
  • Abbiamo il coraggio e la capacità di farlo?

Per la maggior parte delle nostre aziende il momento per la maggior parte delle nostre aziende è molto complesso ma, come Cucinelli afferma, sono in molti a rendersi conto che l’Italia è ancora un punto di riferimento per creatività e stile; questo da sempre fa parte del nostro DNA.

Valorizzare le tradizioni attraverso la modernità

Dobbiamo tornare a rivalutare l’artigianato, dobbiamo tornare a rivalutare i nostri prodotti e servizi, assicurandoci di mettere in condizione i nostri clienti globali di apprezzarne le caratteristiche di unicità legati all’essenza della tradizione valorizzata dagli strumenti dalle visioni più aperte della modernità.

Si parla sempre di questo e se n’è sempre parlato; di fatto, chi invece di continuare semplicemente a parlarne, agisce (con rinnovata progettualità, determinazione, entusiasmo, coinvolgendo nel progetto i propri collaboratori in modo trasparente e organizzato), riesce concretamente ad affermarsi.

Cucinelli ne è sicuramente un esempio, ma ce ne sono altri, tra cui alcuni sempre più conosciuti, come ad esempio la Grom Il gelato come una volta che sta aprendo con successo gelaterie a livello globale.

Continueremo a parlare e approfondire su questi progetti italiani che si affermano sulle basi di ‘nuovi modelli produttivi’ con l’obiettivo di prenderne spunto di apprendimento e ispirazione stimolandone una più ampia e concreta diffusione.