A proposito di eventi di ‘violenza sociale’ negli USA… Per una notte ‘poliziotto di quartiere’ su una patrol car…

Nel 2006 abitavo negli USA da dove contribuivo come corrispondente alla rivista ‘Persone e Conoscenze’. Questo è una parte dell’articolo pubblicato sul numero di luglio 2006 della rivista e che per molti versi mi ha permesso di comprendere molte cose riguardo a eventi di quella che definisco ‘violenza sociale’ troppo spesso manifesta negli USA.

'Patrol car' della Polizia USA
‘Patrol car’ della Polizia USA

In presa diretta da dentro un giubbetto antiproiettile… (*)

Ricordo quando verso gli anni ‘80 spesso mi godevo in TV le avventure dei CHiPs (California Highway Patrol). Uno dei momenti immancabili di ciascun episodio era quello del briefing da parte dello scorbutico sergente (talmente antipatico che ne ho rimosso il nome dalla mia memoria). I mitici Poncerello e Baker si trovavano loro malgrado scomodamente seduti a dei piccoli tavoli ordinati su tre file di fronte al ‘pulpito’ dal quale il sergente assegnava le aree di pattugliamento e informava su problemi in corso o potenziali. Il tutto si svolgeva in un’atmosfera mista fra sterna militare professionalità e goliardia. Non avrei mai immaginato che mi sarei trovato a vivere ‘in presa diretta’ la scena. E’ successo in una notte fredda

ed innevata dello scorso dicembre. Nella città del Mid-West in cui vivo la polizia ha istituito un programma per consentire ai residenti di conoscere meglio come funziona un reparto di polizia e affiancare un poliziotto nel suo pattugliamento in auto! Chiaramente sono richiesti requisiti di ‘buona condotta’: è necessario presentare una domanda formale corredata da dati personali. Una volta che l’aspetto burocratico da il via libera si concorda giorno ed ora per presentarsi in abbigliamento civile (possibilmente colori scuri), si viene dotati di un giubbetto antiproiettile, relativamente comodo, ed ecco che ci si trova al briefing di cui vi parlavo.

Ho un amico che fa il poliziotto e che mi ha stimolato a questa esperienza ed il caso ha voluto che mi trovassi proprio ‘in servizio’ con lui in occasione del suo compleanno debitamente commentato e celebrato, anche dal sergente, al termine del briefing. Mi trovavo seduto accanto al mio amico e cercavo di assorbire il più possibile ogni dettaglio ed ogni sfumatura. Sono subito rimasto colpito dall’impostazione organizzata e professionale del lavoro, aspetto sul quale ho avuto conferma nel corso di tutte le restanti intensissime otto ore spese in giro per la città pattugliando la zona che ci era stata assegnata. Tengo subito a chiarire che non è richiesto al passeggero civile di fare tutte le otto ore del turno (nel mio caso dalle 22 di sera alle 6 di mattina) si può decidere quando si vuole di interrompere l’esperienza e, compatibilmente agli eventi in corso, rientrare alla stazione di polizia. Nel mio caso ho scelto di fare tutte le otto ore perché sono veramente state piuttosto intense (fatto insolito per un turno notturno in questa città e soprattutto nel periodo invernale).

Ho tante immagini, tante sensazioni che mi sono rimaste impresse e che sento resteranno con me per un bel po’ di tempo! Ricordo quando sono entrato sulla nera Ford Grand Crown Victoria e ho notato tutto il roll-bar di sicurezza (corredato dagli integrati fucili a pompa estraibili) e sono rimasto sorpreso nel riscontrare che tutto il sedile posteriore era in plastica e debitamente separato dall’abitacolo da una struttura in plexiglass integrata al roll-bar. Il mio amico mi ha spiegato che il sedile posteriore è in plastica perché in questo modo si pulisce meglio rispetto a qualsiasi cosa che possa succedere… Il mio posto sul sedile anteriore era piuttosto confortevole anche se il giubbetto antiproiettile man mano che le ore passavano si è fatto sempre più pesante e rigido. Mi ha subito colpito anche tutta l’apparecchiatura informatica in bella evidenza, una specie di laptop montato in modo da facilitarne l’utilizzo del conducente: una vera e propria sostanziosa risorsa di informazioni e banche dati di vario tipo in continuo aggiornamento.

Ricordo che poco dopo aver lasciato il parcheggio della stazione di polizia, il mio amico (che per ragioni di anonimato chiamiamo Bill) si è messo a digitare sulla tastiera i numeri di targa di macchine che erano di fronte a noi. E’ un modo di monitorare che pare efficace…: con sua sorpresa Bill mi ha detto che quell’ingombrante fuoristrada SUV proprio di fronte a noi risultava rubato! Emozionante l’immediato coordinamento di forze che ne è seguito (da queste parti le ‘patrol-car’ escono con il solo conducente ma si fa sempre in modo che sul luogo di un ‘evento’ arrivino contemporaneamente almeno due auto). Bill aveva sintonizzato la radio su una stazione hard rock e questa specie di colonna sonora ha accompagnato tutto il film del breve inseguimento, ed arresto, che ho visto inaspettatamente svolgersi di fronte ai miei occhi! Ho viva nella mia memoria l’immagine di Bill e di un suo collega saltati fuori dalle auto e con la pistole puntata verso l’auto rubata immobile a bordo della strada con richieste scandite a voce alta e ‘da procedura’ di uscire dall’auto con le mani sopra la testa… devo ammettere che sono state sensazioni intense anche per me che, seduto nell’auto, ho cercato di farmi il più piccolo possibile dentro il mio giubbetto antiproiettile senza perdermi la scena. La trasmittente nell’auto infatti gracchiava che i passeggeri dell’auto potevano essere due, uno nascosto nel sedile posteriore e possibilmente armato… (wow!). Ci sono stati alcuni secondi di incertezza e tensione, nel frattempo altre auto della polizia sono sopraggiunte con tanto ti sirene e lampeggianti a corredo. Poi il conducente è sceso dall’auto seguendo alla virgola le istruzioni date da Bill con fermezza e decisione ed è stato arrestato. Ho notato che Bill ed i suoi colleghi hanno fatto particolarmente attenzione all’atto dell’arresto nell’utilizzare le frasi appropriate e nel classificare il tutto secondo procedura. Bill mi ha poi spiegato che queste fasi sono fondamentali per non fornire facili vie di fuga legali all’imputato che è stato fatto salire, con tanto di manette di plastica, su uno di quegli scomodi sedili posteriori di una patrol-car di un collega di Bill e condotto nel vicino penitenziario… Operazione rapida ed efficiente! Ho avuto l’impressione che fosse una cosa di routine, tale era la scorrevolezza, anche se poi Bill mi ha detto che in realtà era la prima volta che si trovava ad identificare un’auto rubata in quel modo!

Poi, come facevano i mitici CHiPs, mi sono trovato a fare una pausa con Bill e due o tre altri suoi colleghi, presso uno dei tanti coffee shop annessi a distributori di benzina e aperti 24 ore su 24. Naturalmente, proprio come nei films, ‘coffeee and donuts’ (caffè – si, la solita triste brodaglia – e ciambelle) gratis per poliziotti e ‘assistenti’. Non mi sono lasciato tentare da tutti quegli stucchevoli sapori dolciastri, bensì mi sono trovato a parlare con i ‘colleghi’ di aspetti legati all’organizzazione dei turni (all’interno della polizia tutto funziona in rigorosi termini di anzianità, Bill ad esempio è uno degli ultimi arrivati e sa di fatto che dovrà passare ancora anni ed anni a fare il turno di notte) e alla gestione delle ferie e del tempo libero mista ad alcuni aspetti di rapporti più o meno sereni e convinti con la rappresentanza sindacale. Insomma, mi sembrava di stare a conversare di fronte alla macchinetta del caffè di una qualsiasi azienda se non che questa atmosfera rilassata è stata turbata da una chiamata della trasmettente riguardante un caso di scontro fra bande giovanili rivali alla periferia della città. La voce gracchiante parlava di una dozzina di giovani coinvolti, di coltelli e di feriti.

Azione! E’ stato un lampo saltare di nuovo in auto (che era sempre rimasta accesa – la temperatura esterna era intorno ai meno quindici) e partire verso la periferia! Bill ha portato rapidamente la macchina verso le 100 miglia orarie sfrecciando fra cumoli di neve ammassati a lato della striscia di asfalto resa sicura da abbondanti dosi di sale. Una sensazione che non dimenticherò mai e quella di aver sentito le sirene proprio sopra la mia testa! Dopo tante volte che mi sono trovato a sentirle alle spalle e vedermi i lampeggianti rossi e blu intasare lo specchio retrovisore!… è stata veramente una bella soddisfazione! Fra parentesi, si è sempre trattato di ‘faccende’ di velocità e devo confessare che proprio qualche giorno fa ho avuto di nuovo la spiacevole sensazione di sirene e lampeggianti in coda alla mia auto… la cosa insolita è che mi ero appena fermato per prendere la posta dalla cassetta delle lettere e l’auto della polizia è arrivata su di me proprio nell’istante in cui stavo per aprire la portiera! Mi sono beccato un secco “Sir, stay back in your car!” dall’altoparlante… vi immaginate che spettacolo per i vicini!? Mi sono tornate in mente le immagini dell’inseguimento con Bill! E’ andata poi a finire che il tutto si è risolto con un “Fai attenzione, la prossima volta saranno 150 dollari di multa”, sembra che avevo accelerato troppo nel breve tratto che va da uno Stop alla cassetta delle lettere… Quanta pazienza ci vuole! ma soprattutto quanta esagerazione con tutte quelle luci e quelle sirene! In ogni caso ormai luci e sirene, grazie a quel turno ‘di servizio’ dello scorso dicembre, mi sono entrate dentro e non generano più quella sensazione di ‘spavento e paura’ come una volta…

Ma tornando a quelle intense otto ore da dentro il giubbetto antiproiettile: nel corso della nottata ho visto effettivamente coltelli in giro e ragazzi insanguinati su barelle di ambulanze. Nel mezzo di tutto quel marasma ho avuto l’ordine non scendere dall’auto fino a che la situazione esterna era più tranquilla e non avevo l’OK formale da Bill. Mi sono anche trovato a seguire l’ambulanza al pronto soccorso ed osservare, ancora una volta, l’efficienza organizzativa della polizia nel gestire il rapporto con l’ospedale. Altra cosa che ho notato in questa particolare circostanza, che ha coinvolto sette o otto agenti, è stata l’assenza di arroganza e abuso della posizione di autorità. Ho visto da parte loro fermezza e decisione nei momenti chiave di inseguimenti anche a piedi ed arresti, ma al tempo stesso ho anche percepito una forte carica di umanità nei confronti di ragazzi che chiaramente oltre che fautori erano anche vittima di contesti di degrado sociale ed ambientale. Al pronto soccorso anche io ho scambiato qualche parola con uno di questi ragazzi che era steso insanguinato nel volto e nelle braccia su un lettino di corsia. Fra tante parole ed imprecazioni di rabbia ho visto i suoi occhi pieni di paura; sono poi venuto a sapere che lui non era nemmeno ventenne e lo scontro con altri ragazzi della banda era stato causato da questioni di gelosia riguardo alla sua ragazza che ora si trovava in una stanza di corsia attigua sotto particolare osservazione e cura vista la sua gravidanza di otto mesi inoltrati.

Nel corso della nottata assieme a Bill mi sono poi trovato a confrontarmi, da silenzioso osservatore, altre situazioni di contrasti anche violenti fra amici e familiari. Ricordo di aver notato che tutto questo ha coinvolto più o meno in ugual misura bianchi, neri e anche nativi americani. L’alcool, condizioni di vita disagiate, abitazioni mal curate e mal sane erano gli unici comuni denominatori. Anche questa è America; e, attenzione, stiamo parlando di eventi situazioni e persone inseriti in una parte relativamente ricca e prosperosa degli USA. Una situazione ‘scottante’ l’abbiamo trovata per caso quando siamo entrati nel parcheggio di un campo da baseball in città che stranamente (vista l’ora) aveva ancora tutte le luci accese e pareva deserto. Ebbene, stavamo cercando di capire se qualcuno fosse presente sul campo o nelle immediate vicinanze, quando dal fuoristrada parcheggiato al nostro fianco è emerso il torso nudo di un uomo… Bill è sceso dall’auto per andare a chiedere documenti e avere informazioni su quel comportamento sospetto. Ne è venuto fuori che all’interno del fuoristrada c’era una donna, anche lei svestita, e una bella quantità di birra. A questo punto la situazione si è fatta piuttosto imbarazzante… ricordo ancora quel signore a torso nudo, in piedi di fianco all’auto, scalzo e con i soli jeans addosso, nel mentre che forniva la sua patente e quella della donna a Bill. Dopo qualche istante Bill l’ha fatto salire di nuovo sul fuoristrada per evitare che morisse assiderato! intanto un’altra patrol-car era già sopraggiunta e Bill assieme al suo collega si è messo a controllare con il computer le patenti e le targhe delle auto (l’auto guidata dalla donna era a fianco del fuoristrada ed è risultata intestata al marito che sicuramente non era quel distinto signore dal torso nudo a meno quindici di temperatura!…). Bene, altra vicenda di realtà vera cruda ed un po’ pietosa, i documenti sono stati restituiti evidenziando che quello era comunque un parcheggio aperto al pubblico e quindi non adatto per centri incontri! Il turno è continuato fra eventi di questo tipo e pause ‘coffee e donuts’. Ho avuto anche modo di visitare il locale centro operativo di emergenza 911 (il nostro 113), stupefacente la tecnologia ed interessante la frenetica atmosfera operativa che era comunque alleviata da un clima di scherzosa rilassatezza fra i vari colleghi e colleghe. Ho scambiato qualche battuta riguardo a questo aspetto e mi è stato serenamente riferito che è l’unico modo per assicurasi che non si venga totalmente catturati ed immobilizzati dalla tensione! Atteggiamento vincente a mio parere!