Quanto vale veramente il nostro lavoro? Una prospettiva originale: che valore aggiunto portiamo effettivamente alla società?

Nel 1986 è stata creata nel Regno Unito una fondazione indipendente ‘think-tank’ (un ‘pensatoio’ come diremmo noi in Italia per capirci meglio) che analizza e guarda alle dinamiche economiche e sociali sotto punti di vista freschi e originali. L’obiettivo della fondazione è quello di di ‘incrementare la qualità della vita mettendo in primo piano le persone e il pianeta’ ( http://www.neweconomics.org/about ).

Il logo della fondazione inglese NEF
Il logo della fondazione inglese NEF

Di recente la fondazione ha pubblicato un’interessante relazione dal titolo ‘A bit rich: calculating the real value to society of different professions’ (Un po’ ricchi: calcolando il valore aggiunto reale alla società di varie professioni). La relazione (in inglese) è scaricabile gratuitamente a questo linkhttp://www.neweconomics.org/sites/neweconomics.org/files/A_Bit_Rich.pdf ) e descrive una ricerca molto dettagliata che è giunta a conclusioni che dovrebbero far riflettere tutti noi sul reale valore del nostro lavoro quotidiano; in altre parole su quanto concretamente il nostro lavoro quotidiano riesca non solo a rappresentare un mezzo di sostentamento ma anche a contribuire alla crescita e allo sviluppo sociale. Questa prospettiva ha un impatto notevole sul modo tipico di ragionare e dare valore ad una professione, scopriamone il perché leggendo alcune delle conclusioni tratte da questo progetto.

Ma il nostro lavoro crea o distrugge?…

“Nel mentre che percepiscono compensi fra le 500.000 e 10 milioni di sterline, i banchieri più in vista della City di Londra distruggono 7 sterline di valore sociale per ogni sterlina che riescono a generare con il loro lavoro”. “Per ogni sterlina che riceve in compenso, chi si occupa della cura e assistenza professionale a bambini genera tra le 7 e le 9.50 sterline di valore alla società”. “Manager nel settore pubblicitario con compensi fra i le 50.000 e i 12 milioni di sterline, distruggono un valore alla società di 11 sterline per ogni sterlina che generano”. “Chi si occupa di pulizie negli ospedali genera 10 sterline di valore per la società per ogni sterlina del loro compenso”. “I tributaristi, che percepiscono un compenso fra le 75.000 e le 200.000 sterline, distruggono 47 sterline di valore alla società per ogni sterlina che generano”.

Queste affermazioni non vogliono rappresentare assolutamente una ‘caccia alla streghe’ ma semplicemente evidenziare quanto gli aspetti di status e di compenso di una professione spesso tradiscano il reale apporto della stessa in termini sociali. In relazione a questo è inevitabile riflettere su disuguaglianze e ingiustizie sociali che sono legate al contesto lavorativo. Ne conseguono varie raccomandazioni da parte della fondazione su come stimolare concretamente un sistema economico e sociale che rappresenti una reale evoluzione sostenibile di quello attuale che indubbiamente ha mostrato, soprattuto negli ultimi anni, tutte le sue carenze di struttura e filosofia gestionale di base.

La somma delle somme: quella che fa veramente la differenza

Ciò che dovrebbe farci pensare di questo lavoro è soprattutto è il metodo, la prospettiva concreta e originale di dare valore a ciò che facciamo in una dimensione più ampia rispetto a quella limitata e scontatissima individuale. Facendo la somma delle somme: che impatto ha realmente il nostro lavoro sul miglioramento dell’azienda in cui lavoriamo? della comunità di lavoratori con cui ci rapportiamo quotidianamente? in senso più ampio della società civile di cui facciamo parte? Il modo con cui svolgiamo il nostro lavoro contribuisce realmente a creare un valore aggiunto al benessere sostenibile dell’azienda in cui operiamo? Ed in questo senso la sostenibilità è ormai necessariamente concepita (vedi queste considerazioni) sulle tre dimensioni: economica (praticamente quella tradizionale), ambientale (quella legata al rispetto e alla salvaguardia dell’ambiente) e sociale (quella legata appunto al miglioramento degli standard qualitativi di vita in senso più ampio). Sono queste domande che noi tutti, non importa a quale livello organizzativo stiamo operando, dovremmo iniziare a porci. Si tratta di temi, di terminologie, di un tipo di linguaggio che quanto più ci abituiamo ad utilizzare e diffondere nel nostro quotidiano, quanto più riusciremo a rendere fattivamente concreto e reale nel suo impatto di reale miglioramento economico e sociale a livello individuale, aziendale e di comunità.