INNOVARE con un senso di prospettiva; aldilà delle critiche…

INNOVARE vuol anche dire fare SCELTE IMPOPOLARI, REGGERE LE CRITICHE e portare avanti un progetto e una visione che abbiamo.  E’ quanto accadde al progettista della Ferrari, Forghieri, quando nel 1973 presentò questa monoposto laboratorio (Ferrari 312 B3 ‘S’) che concentrava varie innovazioni. La monoposto fu battezzata ‘spazzaneve’ per il frontale sgraziato e imponente e ricevette parecchie critiche proprio la sua estetica che stonava rispetto alle tradizionali linee filanti delle monoposto del cavallino.

Ferrari 312 B3 'Spazzaneve'
Ferrari 312 B3 ‘Spazzaneve’

Di fatto, la monoposto non era stata concepita nel rispetto di canoni estetici ma per fornire basi concrete a sviluppi tecnologici che di li a poco avrebbero portato la Ferrari di nuovo al vertice della Formula 1 dopo più di un decennio di difficoltà.
Forghieri riteneva di avere le idee chiare su cosa faceva e su perché lo faceva mirando ai risultati nel medio/lungo termine piuttosto che facendo attenzione alle critiche nel breve.

Prossimamente il tutto sarà approfondito in questo blog.

Il vero segreto delle INNOVAZIONI Red Bull in Formula 1…

Una sezione del libro dedicata all’ INNOVAZIONE SUL CAMPO é intitolata “La magia di lapis e taccuino, la flessibilità vincente di Adrian Newey” e offre un fresco punto di vista sui metodi di lavoro alla base delle INNOVAZIONI Red Bull.

Adrian Newey in azione...
Adrian Newey in azione…

Lo spunto é di sostanza anche per molte delle nostre aziende, soprattutto le piccole e medie…

PRIMO, ROMPERE LE REGOLE Perchè una scuola di pensiero basata sul pratico considera questo l’elemento chiave al successo del proprio gruppo di lavoro

Quando la pratica va controcorrente alla teoria…

Nel 1999 un libro dal titolo provocatorio fece la sua prima apparizione sugli scaffali delle librerie americane: “PRIMO, ROMPERE LE REGOLE: cosa fanno di diverso i manager di successo”. Il libro fu scritto dalla GALLUP, l’azienda che si occupa a livello mondiale di sondaggi e si basava appunto su interviste con migliaia di manager provenienti da tutto il mondo (il tutto nel corso di un periodo di tempo di 25 anni) sul tema riguardante come nella pratica loro avessero successo nella gestione dei loro collaboratori. A distanza di quasi quindici anni il libro é ormai divenuto un classico del management in America; il messaggio sembra dunque aver toccato qualche nervo sensibile del sistema organizzativo. Varie delle dinamiche anticipate dal libro (volte ad una gestione pragmatica delle persone in azienda) sono ormai presenti (in modo diretto o indiretto) anche nelle nostre aziende piccole, medie o grandi che siano.

10-regole-per-un-buon-sito
Perché questo successo? Siamo arrivati all’anarchia in azienda?

Niente di tutto questo! Semplicemente abbiamo a che fare con un libro che in concreto è andato ad investigare cosa avviene nel mondo del pratico delle aziende che hanno successo. Aziende che, piccole o grandi, riescono a produrre valore aggiunto per la loro clientela, profitti per i loro azionisti e soddisfazione per i loro collaboratori.

E cosa avviene in questo mondo del pratico di successo? Avviene che i manager mettono da parte tante regole d’oro dettate da quello che viene definito “buon senso” e si concentrano su quello che effettivamente porta risultati nella crescita individuale e aziendale. Alcune di queste regole? Ad esempio il fatto di investire più tempo con chi sembra più bisognoso di supporto e aiuto rispetto a chi invece già se la cava bene. Oppure il fatto di gestire il rapporto con tutti propri collaboratori allo stesso modo. Anche la convinzione che con regole rigide si crea un ambiente di lavoro di successo viene seriamente messa in dubbio dalla pratica. Il libro evidenzia e sfata molti di questi luoghi comuni.

Perché e come le regole sono fondamentali

L’essenza di tutto questo (e ciò che deve portare a riflettere e migliorare costantemente il modo con cui ci relazioniamo con i nostri collaboratori) è che le regole sono si importanti ma attenzione a non abusarne! Si finisce per fare dei nostri collaboratori non più delle persone ma degli attori (spesso e volentieri degli attori mediocri che nemmeno capiscono il loro ruolo). I manager di successo più che con regole gestiscono le aziende con principi base, con dei valori che stimolano i collaboratori ad essere persone vere, essere se stesse, anche a lavoro (quante volte sentiamo commenti: “come sono io? in cosa credo veramente? ma intendi a lavoro o nella vita privata?” Interessante…). Se poi l’essere se stessi va in contrasto diretto con la vita aziendale, bene allora l’unica cosa è rimuoverle da quel contesto, inutile perdere tempo, per il bene loro e dell’azienda.

Le regole sono fondamentali per definire e sviluppare sistemi organizzativi ed esauriscono la loro utilità quando diventano barriere all’espressione costruttiva e focalizzata delle potenzialità dei singoli e dell’azienda.

In uno dei miei viaggi negli Stati Uniti ho trovato nello shop store di una gas station un cartoncino da appendere a forma di fumetto. Cosa dice il fumetto? “LEARN THE RULES, so you can break them properly” (Impara le regole, così puoi romperle in modo appropriato). In quell’anonima gas station Americana, intrisa dell’aroma amaro e pungente della brodaglia che loro chiamano caffè, mista al dolce stucchevole delle gigantesche ciambelle, ho trovato una massima che ora fa bella mostra di se sulla cornice della mia laurea…

Impariamo le regole, proprio perché ci aiutano a capire il sistema che intendono creare. Una volta fatto questo cerchiamo sempre di migliorare detto sistema anche in barba alle regole stesse! E, si, quando ci rendiamo conto che le regole sono di intralcio ad un’esecuzione più efficiente ed efficace del nostro lavoro, bene, è giunto il momento di romperle!

Attenzione! Se nel far questo temiamo di generare un ambiente di anarchia allora vuol dire che abbiamo ancora molto lavoro da fare, non nello scrivere le regole, ma nel fare si che i valori e principi base che identificano la nostra azienda siano effettivamente conosciuti, compresi e naturalmente espressi nel lavoro dei nostri collaboratori!

E’ difficile? E’ impossibile? La ricerca GALLUP svolta nel corso di 25 anni coinvolgendo manager di tutto il mondo evidenzia il contrario.

Parliamone! …

INNOVAZIONE A TUTTO GAS! nel cuore dell’Autodromo di Monza!

Abbiamo presentato il libro nel cuore dell’Autodromo di Monza coinvolgendo anche Lorenzo Senna, fondatore della Formula Modena e protagonista di una sezione del libro: ‘INNOVARE INCLUDENDO CHI VIENE DA ALTRI SETTORI “Il fattore outsider: nasce la Formula Modena”.

Assieme a Lorenzo Senna e in onore di Juan Manuel Fangio!
Assieme a Lorenzo Senna e in onore di Juan Manuel Fangio!

Anche Juan Manuel Fangio con la sua Mercedes W196, campione del mondo Formula 1 nel 1954, lo apprezza 😉

 

 

Sviluppo del potenziale umano: la forza della diversità culturale per conoscersi veramente ed esprimere il meglio di noi stessi

Lucca è una piccola città ricca di storia racchiusa come una ‘bomboniera’ fra le mura medievali che la caratterizzano. Una ‘bomboniera’ meta ormai ambita da turisti di tutto il mondo che la visitano incantati per pochi giorni, a volte poche ore. La città dove sono nato, le cui imponenti mura finiscono spesso per influenzare anche il modo di pensare di noi lucchesi: tipicamente amiamo abitudini e certezze legate ad un pragmatico ed efficace gioco difensivo di fronte alle complessità della vita; del resto la storia stessa della città è testimonianza di tutto questo.

Lucca e le sue famose Mura Medioevali... Esempio di molti confini di provincia...
Lucca e le sue famose Mura Medioevali… Esempio di molti confini di provincia…

Gia dai primi anni novanta le complessità di un mondo globalizzato, con le quali iniziavo a confrontarmi dalle mie mura, mi hanno fatto percepire la stagnante atmosfera di provincia legata a quelle abitudini e certezze e questo mi ha dato lo stimolo a cercare e coltivare un costante confronto fra diversità culturali, di idee e prospettive rispetto ad un mondo sempre più interconnesso e sempre più in rapido cambiamento. Le mura medioevali ormai facevano veramente parte della storia; ben presto mi sono reso conto che nella vita il semplice gioco difensivo é molto rischioso perché finisce per dare agli altri il controllo dell’azione; molto meglio osare attaccare.

E attacco sia. La psicologia, la sociologia, la storia e il cambiamento sociale sono stati i temi che ho scelto di approfondire con una laurea interdisciplinare negli Stati Uniti presso l’Università del Wisconsin Green Bay dal titolo “Dynamics in Organizational Environments” (dinamiche in ambienti organizzativi). L’obiettivo era quello di vincere quella predisposizione alle abitudini e certezze arricchendomi culturalmente attraverso le ricerche e gli strumenti di queste materie; questo al fine di comprendere e stimolare le necessarie evoluzioni da attuarsi nel mondo del lavoro e organizzativo.

In una frase: maggiore consapevolezza e coinvolgimento da parte di tutti in azienda alla creazione del valore; a definire e sviluppare, ciascuno nel suo ruolo ed in modo integrato ed interdipendente, il vantaggio competitivo aziendale. C’è molta retorica sull’importanza del contributo delle persone in azienda, sul valorizzare le persone. Nella mia esperienza noto che solo con l’apertura e il vero confronto interculturale si può vincere questa retorica notando la vera essenza di potenzialità che caratterizza ciascuno di noi. La Colombia stessa quando valorizza anziché dimenticare la sua diversità, è una conferma dei frutti di questo approccio.

Con il passare degli anni ho fatto di una passione studentesca una vera e propria professione che mi porta a confrontarmi con persone, professionisti, enti e imprese in varie parti del mondo. India, Europa, Sud America (Colombia in particolare) e Nord America sono i riferimenti culturali e geografici sui quali sto concentrando le mie ricerche ed il mio lavoro e rispetto ai quali sto anche contribuendo a formare reti di scambio e cooperazione a livello imprenditoriale e accademico. Sono docente e membro del Consiglio dell’MBA Internazionale dell’Università di Pisa che si caratterizza per la diversità di provenienza degli studenti (17 le nazioni rappresentate nell’edizione 2010, saranno più di 20 nella 2011).

Da qualche tempo ho il piacere di collaborare anche con Cecorex (www.cecorex.org) e proprio come frutto di questa collaborazione stiamo già stimolando concretamente un rapporto di scambio accademico sotto vari punti di vista fra l’Universidad Simon Bolivar di Barranquilla e l’MBA Internazionale dell’Università di Pisa. L’obiettivo è quello di permettere a studenti e professori di interconnettere in modo sempre più marcato l’identità colombiana con quella italiana.

“The World is Flat” (il mondo è piatto) è il titolo di un celebre libro del giornalista statunitense Friedman. Non sono d’accordo: magari il mondo rischia di appiattirsi occidentalizzandosi ma non è ancora piatto! La cosa importante è abituarsi a non giocare passivamente in difesa ma anche in attacco, in una partita in cui fare goal significa soprattutto permettere al maggior numero di persone di conoscersi ed esprimere veramente il meglio del proprio potenziale facendo leva sulle proprie radici culturali e storiche; ciò che rappresenta l’essenza di propri valori di progresso e progettualità.

Questi ormai non sono più ideali astratti; globalmente sempre più aziende comprendono e mettono in pratica queste idee per sopravvivere e progredire. Da buon ‘toscanaccio errante’ per il mondo do, nel mio piccolo, un contributo a portare un senso di progettualità nel quotidiano di persone e organizzazioni; lo faccio con estrema convinzione e serietà mantenendo però il salutare atteggiamento di non prendermi mai troppo sul serio (e qua le radici di toscanaccio mi danno una grossa mano!).

 

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista dell’Associazizone Italiani in Colombia “Va Pensiero” Nr. 107 del 4/12/2010 (http://www.assoitaliani-co.org/)

 

 

Lo spirito da “Leone” necessario per INNOVARE…

Quando per INNOVARE servono le ‘teste dure’ con tanto cuore!… Nigel Mansell, nel corso della sua lunga e spesso travagliata carriera, ha sempre dimostrato una forte propensione a supportare e mettere alla prova le innovazioni tecnologiche più estreme sulle monoposto che utilizzava.

Nigel Mansell   "Il Leone"
Nigel Mansell “Il Leone”

Due esempi su tutti: la Ferrari 640 (introduce il cambio semiautomatico in gara e vince al primo GP in cui compete – GP del Brasile 1989) e la Williams FW14B (considerato il più consistente concentrato tecnologico su una Formula 1 a partire dalle sofisticatissime e finalmente affidabili sospensioni attive – Nigel domino’ il mondiale 1992 giungendo al tanto agognato titolo di Campione del Mondo). Nell’innovare c’è sempre bisogno di persone che siano disposte a prendersi rischi con testa (spesso testardaggine) e cuore per affermare con risultati concreti la creatività di idee considerate ‘estreme’. Nonostante indubbie idiosincrasie come uomo, Nigel ha sempre dimostrato di essere in pista ‘Il Leone’ anche per tutto questo!… (il libro approfondisce)…

Valorizzare il sapere in azienda…

Andiamo a questo SPECIAL EVENT ?  Vi aspetto ! Ci sarà da divertirsi e parlare di cose concrete, senza inutili bla, bla, bla…

pannelli 6x3 in giro sulla circonvallazione di Lucca
pannelli 6×3 in giro sulla circonvallazione di Lucca

Per ulteriori informazioni e iscrizioni contattare FORMETICA o LIFEPLAN .

Cosa serve per proiettare un progetto aziendale nel futuro

Sotto vari punti di vista la genialità di Colin Chapman, concreta e spesso frugale (anche all’eccesso; celebre il suo detto: “Semplifica e poi alleggerisci” – molte sue Lotus si rivelarono velocissime ma a volte tragicamente poco sicure) é una delle protagoniste del libro…

Colin Chapman e alcune delle sue 'creazioni'...
Colin Chapman e alcune delle sue ‘creazioni’…

Il lavoro di Chapman fa riflettere sul fatto che solo generando e rafforzando un’identità aziendale di INNOVAZIONE é possibile trovare il supporto per proiettare il nostro progetto aziendale nel futuro…